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Anthracotherium magnum

 

L'Anthracotherium magnum è il simbolo del gruppo naturalistico, ma la scelta che appare bizzarra scaturisce da una lunga storia locale.

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Il genere Anthracotherium è rappresentato da ungulati artiodattili, di aspetto suiniforme, che vissero in Epoca Oligocenica e che si estinsero nel medio-tardo Miocene, probabilmente per una combinazione di cambiamenti climatici e per la competizione con altri artiodattili, come maiali e ippopotami.

Se si considerano alcuni caratteri anatomici, in particolare la struttura della mandibola, si può presumere che vi sia una forte parentela con gli attuali ippopotami, non è da escludere che gli antracoteridi ne siano una forma ancestrale. 

Una delle forme più antiche di antracoteride (Anthracotherium monsvialense) compare nelle ligniti dell'oligocene inferiore (circa 35 milioni di anni fa) e è statarinvenuta a Monteviale, nella Lessinia vicentina.

L'Anthracotherium magnum, invece fu probabilmente tra le specie più evolute, nonchè mediamente più grande rispetto ad altre specie ritrovate in Asia, Nord America ed Egitto. Proprio per le sue dimensioni, il famoso biologo francese Georges Cuvier, fondatore della paleontologia come scienza, gli attribuì il nome di "magnum".

Anthracotherium magnum visse in Europa, e, lo possiamo paragonare ad un ippopotamo pigmeo (lungo circa 2m e pesante 250kg), possedeva 44 denti, con canini ben sviluppati e aveva una struttura craniale più leggera e allungata dei suoi predecessori.

 

Esemplari di questa specie sono stati ritrovati a Chiuppano e a Cadibona (tra Liguria e Piemonte).

Il ritrovamento dell'esemplare chiuppanese si deve al noto storico Francesco Rando, che nel 1948, durante gli scavi nelle vecchie miniere di lignite di Chiuppano, raccolse alcuni resti fossili ben conservati, della suddetta specie.

Gli studi paleontologici furono affidati al professor Bruno Accordi dell'Università di Ferrrara, che intorno agli anni '50 analizzò i vari pezzi raccolti, in particolare i denti, e così riuscì anche a ricostruire le condizioni ambientali in cui visse Anthracotherium magnum: zone acquitrinose e paludi che all'epoca ricoprivano quest'area dell'Alto Vicentino.

Egli scrisse “..I resti appartenevano a vari individui, alcuni adulti, altri lattanti, di una specie che raggiungeva notevoli dimensioni, paragonabili a quelle di un modesto ippopotamo..”

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